La Colonia Abbandonata sulla Montagna

da | 11 Febbraio 2020 | Colonie Abbandonate | 11 commenti

Siamo giunti qui in un cupo giorno invernale dipinto da un cielo plumbeo che ci ha regalato una luce magnifica e surreale, ottima per qualche scatto fotografico e per immortalare la decadenza di questa vecchia colonia, ormai abbandonata, nella sua atmosfera oggi così cupa e spettrale. Si tratta di un luogo straordinario e magico, come del resto sono magici tutti quei luoghi dove molte vite si incontrano, ognuna con la propria storia e la propria origine, e condividono un’esperienza, un percorso, più o meno breve, che li segnerà per sempre. Quei bambini, oggi adulti, forse saranno colti da un filo di nostalgia, se ci leggeranno. Li accomuna l’aver trascorso i giorni della propria infanzia in questo luogo, che gli ha lasciato ricordi più o meno belli, e l’aver vissuto un’esperienza che oggi a noi non è data conoscere, ma solo immaginare contemplando le rovine di questo luogo e di ciò che ne rimane, e rievocandola attraverso i racconti di quei bambini.

La colonia è situata in un’area boschiva sulla montagna, il suo silenzio è accompagnato dallo scrosciare di un magnifico ruscello con cascatelle d’acqua ghiacciata. La tenuta è composta da numerosi stabili, che oggi hanno un aspetto freddo e fatiscente, alcuni dei quali non hanno resistito alle severe minacce del tempo, subendo crolli e deterioramento. Più che di una colonia, giungendo qui sembra di varcare i confini di una zona militare, un raggruppamento di edifici e di caserme, recintate dagli alberi e da un cielo di piombo, ma in realtà, se chiudessimo gli occhi e fosse ora di pranzo, sentiremmo nell’aria un inconfondibile profumo di pasta al sugo, un’usuale pietanza servita ai bambini che frequentavano la colonia in quel tempo.

Il campus è composto da svariati edifici, tra cui il refettorio, la lavanderia, le docce, l’infermeria, un piccolo cinema-teatro, una piccola cappella, e tra felci, ginestre e fiordalisi sorgono i padiglioni che erano riservati alle camerate, i quali contavano ben 625 posti letto (drasticamente ridotti a 350 negli anni ’70, per adeguamento delle strutture alle leggi regionali del tempo). Agli ingressi degli edifici riservati alle camerate, rigorosamente divisi tra bambini e bambine, possiamo ancora leggere le targhe in pietra con impressi i nomi floreali, che distinguevano i padiglioni. Gli edifici che purtroppo hanno subito più di tutti la ferocia del tempo sono l’infermeria e la piccola cappella, ormai ridotti quasi in macerie a causa dei gravi cedimenti strutturali e nei quali la natura ha cominciato da tempo a imporre la sua forza per riappropriarsi degli spazi a lei sottratti. Gli altri edifici mantengono la loro integrità, nonostante i vetri rotti, la muffa, la polvere, gli atti di vandalismo subiti in passato, i tralci d’edera che entrano dalle aperture delle imposte, dai vetri rotti e dalle crepe nei muri.

La colonia iniziò ad accogliere generazioni e generazioni di bambini sin dall’estate del 1928 e terminò la sua attività nel 1994, a causa della scomparsa dell’ente che la gestiva.

I soggiorni erano distribuiti nei mesi di luglio e agosto e avevano durata di un mese ciascuno, fino al 1984, anno in cui l’ente decise di suddividere i soggiorni in tre turni, di ventidue giorni ciascuno.

Le attività ludiche e ricreative si basavano sulla semplicità di allora, abbiamo letto numerose testimonianze delle persone che frequentavano questa colonia, le quali ricordano tempi spensierati trascorsi nel verde dei cortili a costruire collane coi gusci dei pinoli, a passeggiare nei boschi, a giocare coi sassi o nel campetto da calcio, nel quale molti bambini hanno giocato la loro prima partita di pallone. Si disputava anche un torneo tra i vari padiglioni. Veniva inoltre organizzato uno spettacolo o recita dove i bambini erano protagonisti. Il cinema, negli anni ’50 era all’aperto, e alcuni ricordano che vi si assisteva, alla sera, con la coperta sulle spalle. La messa veniva celebrata nella sala mensa e le merende erano semplici, con pane e marmellata. Dopo pranzo era previsto un sonnellino pomeridiano nelle scomode brande.

Altri testimoniano il ricordo di un regime piuttosto rigido all’interno della struttura: l’alzabandiera con il canto corale dell’Inno di Mameli, il coprifuoco e gli orari da rispettare, il rigore nel tener separati i bambini dalle bambine tanto da non esistere possibilità alcuna di socializzare con i bambini provenienti dalle altre regioni, e quindi di fare amicizie. Persino durante i canti degli alzabandiera i bambini venivano suddivisi per regioni. Le passeggiate, rigorosamente in fila indiana, tra i boschi o fino ai paesini limitrofi. Le testimonianze ci dicono che i bambini erano tenuti completamente isolati e fuori dal mondo, tanto che la notizia dello sbarco sulla Luna fu appresa dai bambini da una scritta sulla lavagna. Altri riferiscono che esisteva una sorta di censura sulle lettere inviate ai genitori. Qualcuno scrisse una lettera nella quale si lamentava coi genitori della vita nella colonia e fu richiamato dalla direttrice, la quale aveva letto la lettera e probabilmente mai consegnata ai genitori. Pare esistesse una stanza, un piccolo edificio isolato dove non entrava mai nessuno che la direttrice e le vigilanti chiamavano “la camera di correzione”, usato come spauracchio per spaventare i bambini dicendo loro che se non si fossero comportati bene o avessero disubbidito a qualche regola sarebbero stati mandati lì dentro, in isolamento. In particolare molti ricordano una direttrice rigida con metodi e maniere “militari” e la mancanza di sensibilità (e di formazione educativa) delle signorine vigilatrici, cioè incaricate del ruolo di monitorare costantemente i bambini durante le attività, in particolare quelle all’aperto. Il regime quindi era vagamente militaresco, ma noi siamo convinti che si tratti proprio di quella sana rigidità che oggi probabilmente manca nell’educazione dei bambini delle nuove generazioni, compresa la nostra.

Una curiosità: a quanto testimoniano diverse persone, l’area circostante la colonia è conosciuta e ricordata anche per i presunti e svariati avvistamenti di UFO avvenuti all’epoca.

Sin dai primi anni ’70 la colonia ha avuto un custode, che si è occupato con cura e amore della sua manutenzione. Ad oggi l’intero stabile e i suoi terreni sono in vendita, ma visti gli alti costi di risanamento, non sembrano esserci al momento concrete proposte di acquisto.

Le testimonianze raccolte ci svelano bellissimi ricordi, ognuna delle persone che hanno frequentato la colonia portano nel cuore quei ricordi come un pezzo di sé, ecco che una foto sbiadita, una cartolina, una lettera, un vecchio biglietto della corriera, diventano oggetto prezioso da custodire gelosamente. Ci parlano di gioie ma anche di dolori, soprattutto durante il primo anno quando il treno li portava via e avveniva la separazione da casa, molti bambini piangevano di notte e scrivevano ai genitori letterine tristi. Nonostante qualche pianto deve essere stata un’esperienza magica, e leggere tra le parole nostalgiche di tutti questi bambini, ormai adulti, che ancora hanno un vivido ricordo di quei giorni, ci fa venire la pelle d’oca. Emozioni, sensazioni, ricordi di un tempo lontano dove tutto era diverso, dove ancora si scrivevano lettere cartacee, dove si giocava e ci si divertiva con la semplicità, quelle piccole cose che noi possiamo soltanto immaginare e fantasticare, ma non potremo mai vivere.

Brevi Testimonianze

” Ricordo che ogni mattina e ogni sera ci si radunava in squadre sul piazzale e venivano chiamati un paio di bambini a innalzare o abbassare la bandiera. Ricordo la canzone dell’abbassa bandiera e più o meno faceva cosi:
Tu scendi o tricolore a riposar tra i forti che per amor son morti, lo sguardo di Dio protegga la patria, riposa tranquillo o sacro vessillo!
Si iniziava a cantarla tutti in coro nell’istante in cui veniva dato l’ordine di abbassamento (1968). “

Massimo C.

” Una delle cose più belle e più attese era quando al megafono ti chiamavano in direzione perché era arrivata la telefonata dei genitori… e che corse in direzione! ???? “

Alessio P.

” Sono arrivata in colonia x la prima ed unica volta con mio fratello Alessandro nell’estate del 1976 con il compartimento di Ancona. Avevo visto delle foto a casa di una mia zia che ritraevano mia cugina molto più grande di me che era stata nella colonia. Mi avevano colpito i ragazzini con i cappellini e le magliette gialle… chiesi di poter andare e mi/ci accontentarono. Già fu una gran festa il viaggio in treno, e poi l’arrivo nella fresca e sprizzante energia stazioncina di Pracchia (una perla incastonata tra i monti e rallegrata dal ruscello)… poi ho i ricordi più belli che sono legati al profumo intenso dei boschi, ai giochi coi pinoli, alle collanine, i braccialetti. Ricordo invece come un po’ di rammarico la fila indiana fatta appena arrivati, in attesa di essere pesati sulla “bilanciona”. Non ero pronta a quelle “sfide” collettive. Non ero magrissima, semplicemente una bambina po’ robusta, ma qualcuno che distribuiva la merenda un po’ sorrise mentre io ammiravo le altre ragazzine più snelle. Fu uno scoprire il lato estetico… fu lì che decisi di fare le diete… la colonia un po’ mi cambiò… tornata a casa inseguii modelli estetici un po’ troppo snellenti. Ma d’altronde si cresce..Della colonia mi resta comunque un ricordo Vitale e Allegro e mi spiace molto vederla così abbandonata!. “

Alessandra M.

Per ulteriori approfondimenti è possibile consultare questo link, dove troverete molte altre testimonianze, foto e cartoline dell’epoca.

Galleria di Alex

Esploratore. Fotografo. Viaggiatore del tempo.

Tap per ingrandire e swipe per scorrere. Su PC utilizza la rotellina del mouse o le frecce della tastiera.

Galleria di Simone

Esploratore. Fotografo. Viaggiatore del tempo.

Il video dell’esplorazione

Sotto la Polvere nasce dall’amore e la passione per i luoghi dismessi e abbandonati. Le esplorazioni sono realizzate nel rispetto più assoluto del luogo visitato, senza alcuna forma di effrazione o danneggiamento. Spesso li troviamo per caso o ci vengono suggeriti. Non indichiamo mai il nome reale del luogo e la sua ubicazione per salvaguardarlo da vandali e potenziali malintenzionati.

Loading

11 Commenti

  1. emilio

    sono interessato

    Rispondi
  2. Silvio Battiston

    Credo di essere stato uno degli ultimi bambini ad andarci (estate 1992) prima della chiusura di un paio di anni dopo, ed anche la mia ultima occasione di andare in colonia per sopraggiunti limiti di età…
    Ricordo che è stata un’esperienza bellissima, dopo il classico spaesamento iniziale. La struttura era grande e non ci mancava nulla. Moltissimo tempo passato all’aria aperta, con varie attività e con delle magnifiche passeggiate per i monti. Le ragazze, tutte giovanissime a mio parere, che facevano da organizzatrici e sorveglianti erano amiche e guide piuttosto che vigilanti: erano brave, pensando alle difficoltà che dovevano affrontare coi ragazzi più indisciplinati, in un epoca dove ormai la rigidità degli anni passati non era più concepibile.
    Mi ricordo i letti rossi che si vedono nelle foto.
    Il giorno delle visite dei familiari, mentre accompagnavo i miei genitori all’uscita, passando davanti alla casa del custode per distrazione urtai e ruppi un vaso di fiori. Che figura! Ma ricordo la gentilezza di quella persona nell’accettare le mie scuse e poi nel chiaccherare per un bel po’ con me e coi miei genitori chiedendoci da dove venissimo, come mi stavo trovando li e altro.
    Una delle ultime sere fu organizzato il ballo finale… E molti di noi ragazzi prestarono le proprie musicassette al disc jockey per permettergli di scegliere i brani migliori e farci ballare.
    Tre settimane da ricordare!
    Sono passato un paio d’anni fa davanti alla colonia… e le vostre foto fanno vedere bene cosa ormai è rimasto, oltre ai ricordi di chi c’è stato.
    Il primo giorno molti ragazzini arrivavano in lacrime perché volevano tornare a casa, l’ultimo giorno quelle lacrime c’erano perché dovevano andare via.

    Rispondi
      • Maurizia Strufaldi

        Ho lavorato come inserviente in colonia a Pian di doccia era il 1983. Il rapporto che instaura amo con i bambini era davvero bellissimo tanto e ‘vero che un bambino di Roma di cui non ricordo il nome torno’ anche nel secondo turno portandomi in regalo una camicetta rosa. La colonia di doccia e’ stata una grande opportunità per tutti anche per noi ragazzi della montagna ci ha dato un opportunità di lavoro importante un esperienza bellissima che ricordo con tanto affetto

        Rispondi
        • Sotto la Polvere

          In molti la ricordano come un’esperienza bellissima! Grazie per questa piccola ma preziosa testimonianza!

          Rispondi
  3. Livio

    Buongiorno. Sono Livio di Genova. Se siete interessati a varie testimonianze di noi bimbi degli anni 60, andate sul sito “Collegio ferrovieri Colonia Pian di Doccia Gavinana”. Lì troverete tante foto e cartoline di quegli anni e tanti commenti.

    Rispondi
    • Sotto la Polvere

      Grazie per la segnalazione abbiamo inserito un link a fine articolo.

      Rispondi
  4. IRMA MAGONI

    Sono stata per tre volte in questa colonia 1960/61/62 i miei ricordi sono tutti belli. La disciplina rigida da voi scritta non c’era, da piccola ero biricchina, non ho mai ricevuto grosse punizioni.
    Vedere com’è ridotta mi fa male.
    Anche se le ho già viste 2017.

    Rispondi
    • Sotto la Polvere

      Gentile Irma,
      la nostra ricostruzione si basa su testimonianze dirette. Ogni bambino ha la propria percezione delle cose che determina poi il ricordo di un’esperienza vissuta. Io ad esempio ho ricordi terribili dell’asilo, per me è stato un vero trauma e il primo giorno piansi così tanto che sembrava cadesse giù il mondo.. Altri compagni al contrario hanno solo ricordi belli… Dunque ci sembrava giusto oltre agli aspetti positivi ai quali abbiamo cercato comunque di dare risalto, parlare anche dei ricordi negativi che qualcuno di voi ci ha riportato, immaginiamo che l’esperienza sia stata diversa per ognuno, del resto ogni bambino ha una sensibilità diversa. Supponiamo inoltre che nel corso degli anni il personale non sia sempre stato lo stesso, per cui anche il regime non sarà sempre stato così rigido e militaresco. Abbiamo volutamente lasciato questo spazio per i commenti in modo che ognuno possa aggiungere la propria opinione, il proprio ricordo. E’ vero, vedere lo stato in cui versa oggi la struttura fa davvero male, ci sconvolge ogni volta vedere posti come questo. Grazie di cuore per questo intervento! 🙂

      Rispondi
  5. Claudio Marcello

    Splendidi ricordi da ospite bambino e poi da adulto accompagnatore di bambini. Ricordo collane di pinoli, partite di calcio, merende e gite a G*******. Rimasi meravigliato nel vedere le lucciole che da noi in Sardegna non esistono.

    Rispondi
    • Sotto la Polvere

      Che meraviglia! Grazie anche per questo ricordo delle lucciole! Qua in Toscana era usuale che da bambini i genitori ci portassero fuori la sera a catturarle per metterle sotto al bicchiere, sul comodino, poi al mattino ci facevano trovare delle monete al posto delle lucciole: ci raccontavano che di notte le lucciole si trasformavano in monete! Bellissimi ricordi 🙂

      Rispondi

Trackback/Pingback

  1. Colonia Pian di Doccia (PT) -a cura di Lina Fraietta. – collegi ferrovieri - […] https://www.sottolapolvere.it/colonia-sulla-montagna/?fbclid=IwAR1C9LG_74P7YkndXjKUTsR1a23UcBv4DXpIv… […]

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di aver preso visione della Privacy Policy e della Cookie Policy, e di aver compreso come questo sito gestisce e tutela i dati raccolti. L'indirizzo email non sarà visibile nei commenti.

Seguici

Tag Cloud

Vecchi Cascinali Ospedali Psichiatrici Manicomi Abbandonati (ex Ospedali Psichiatrici) Casinò Abbandonati Medioevo Auto Abbandonate Mostre Fotografiche Romania Architettura Neogotico Urbex Europa Alessandro Cerri Casolari di Campagna Fabbriche Dismesse e Abbandono Industriale Abbandono Industriale Romanico Edifici Religiosi Castelli Abbandonati Acquedotto Leopoldino di Colognole Autori Sotto la Polvere: Simone Simone Benedetti L'Italia Abbandonata Conventi Abbandonati Stile Liberty (Art Nouveau) Anni '50
La riproduzione dei contenuti è consentita solo col consenso degli autori e citandone la fonte.

Pin It on Pinterest