La Casa dei Santini, La Casa delle Bambole e la Casa dei Testimoni di Geova
Dove ci troviamo stavolta? In un borgo ottocentesco? In un castello diroccato? In una villa liberty o in una campagna inglese? Potremmo essere ovunque, ma siamo soltanto nella Casa delle Bambole. E dal momento che tutto è finzione al suo interno, potremmo averla soltanto immaginata. Forse l’unico luogo in cui esiste è nella nostra mente. Del resto, chi può dire con certezza che cosa sia reale? E se fosse tutto frutto della nostra immaginazione?
Questa volta non vi portiamo né in palazzi né in castelli. Il mondo dell’abbandono non è soltanto sfarzo e nobiltà, nasconde piccole perle anche nei luoghi più semplici, nelle storie ambientate in dimore più umili. Le nostre campagne sono una viva testimonianza del passaggio dell’uomo, nelle quali egli da sempre cerca di stabilire un’armonia, una necessaria simbiosi. Non è difficile scorgere nelle verdi distese che ci circondano, antichi ruderi, vecchi cascinali diroccati, poderi dismessi, vecchie tabaccaie e corti agricole. Il panorama dell’abbandono rurale può rivelarsi incredibilmente affascinante. Basti pensare che un ramo della fotografia urbex si dedica nello specifico alla ricerca di soggetti come questi, riuscendo a catturare spesso pittoreschi paesaggi. Su Instagram esistono svariate pagine con relativi hashtags che raggruppano immagini provenienti dal mondo dell’abbandono rurale. Due tra le più affascinanti sono sicuramente rural_houses e rsa_rural. Noi di Sotto la Polvere amiamo infinitamente questo tipo di ritrovamenti: veniamo dalla campagna, questa è la nostra terra, sentiamo un legame molto forte con le storie di questi luoghi. Pensiamo che anche il luogo più spoglio e malconcio abbia qualcosa da offrire e da raccontare. Abbiamo sempre trovato anche nel rudere più anonimo uno scorcio interessante da fotografare. A volte basta allontanarsi dal chiacchiericcio e andare in direzione opposta. Osservare. C’è qualcosa che sussurra oltre le sterpi e i rovi. Ascoltiamo.
Questo è stato uno dei primi luoghi in cui ci siamo avventurati, molto tempo fa. Si tratta di un raggruppamento di tre casolari, in aperta campagna, dislocati tra loro ma che abbiamo deciso di raccontare in un unico articolo e in un’unica galleria fotografica. In realtà siamo tornati più volte in questi luoghi in cerca di nuovi spunti fotografici e con l’intento di capire qualcosa di più sulla loro storia e i suoi ex abitanti, ma rimane una fitta coltre di mistero. Molte cose sono rimaste qui. Le fotografie, i giocattoli, le chiavi della macchina, una vecchia Fiat Panda che giace sull’erba sotto un manto di nubi, ancora una volta è come se gli abitanti fossero svaniti nel nulla, da un giorno all’altro, abbandonando insieme alla casa un’incredibile quantità di ricordi ed effetti personali. Un fenomeno che nonostante le mille supposizioni, non ci spiegheremo mai. In questo caso l’abbandono non sembra neanche molto remoto, gli ultimi calendari sono datati 2007.
Sul tavolo da pranzo c’è un libro appartenuto a un ragazzino, sul bordo del libro possiamo leggere quattro lettere dell’alfabeto scritte a pennarello: YHWH. Aprendolo scopriamo che si tratta di una traduzione della bibbia detta del Nuovo Mondo, proprio la versione adottata dai testimoni di Geova. Quelle quattro lettere apparentemente insignificanti sono in realtà le quattro lettere del tetragramma ebraico la cui traslitterazione indica il nome di Dio: Yahweh, o Iavé, o Geova. Il libro è pieno di scarabocchi e scritte fatte a penna, proprio come un diario di scuola di un adolescente, non crediamo sia un caso che il ragazzino abbia proprio un nome di origine ebraica. Per questo noi la chiamiamo “La Casa di Immanuel”. Secondo la nostra interpretazione si tratta dell’allora adolescente figlio dei proprietari, educato fin da piccolo al culto di Geova. Con ogni probabilità questo casolare ospitava una famiglia di testimoni di Geova.
“C’è un segreto in fondo a ogni scala, oltre a ogni porta.”
Nel primo dei tre casolari è possibile distinguere due nuclei abitativi, confinanti ma indipendenti. Nelle cantine dell’edificio abbiamo rinvenuto un’enorme quantità di libri e di vecchie enciclopedie, eleganti edizioni della bibbia, vecchi corsi di lingua in musicassetta, corsi di Visual Basic, tipici degli anni ’80 e ’90, molti dei quali ancora sigillati dentro scatole di cartone. Tra i vari oggetti c’erano anche molti articoli di cancelleria, sacchetti in plastica contenenti centinaia di penne biro e stilografiche di ogni forma e colore, portachiavi e altri piccoli oggetti. Potrebbe essersi trattato di un magazzino o deposito di una vecchia edicola o cartoleria oppure di un rivenditore di articoli e materiale didattico o di vendita per corrispondenza, non ne siamo certi.
Sconvolgente ed inquietante la miriade di giocattoli abbandonati e disseminati ovunque, in particolare di bambole. Alcune di esse hanno il volto sporco e ricoperto di terra, Alex ne ha realizzata una splendida sequenza di immagini (vedi galleria sotto). Nel comporre questo articolo è sorto spontaneo l’appellativo di Casa delle Bambole che abbiamo scelto come titolo. Nel nostro lungo ed intricato viaggio verso l’abbandono, questa è la seconda volta che ci imbattiamo in un luogo invaso di giocattoli, il primo è stato Il Borgo dei Bambini, del quale vi abbiamo parlato in un precedente articolo. Anche in quel luogo i giocattoli erano innumerevoli, tanto che inizialmente avevamo pensato a una scuola per l’infanzia o a un rifugio per bambini. Anche nei trascorsi di questo luogo è inconfutabile la presenza di molti bambini, ognuno dei casolari ha elementi che riconducono all’infanzia. Una piccola bicicletta, un triciclo, un pallone ormai sgonfio. Abbiamo provato una grande tenerezza nel vedere tutte quelle piccole biciclette con lo storico marchio Atala abbandonate ovunque.
Sulla mensola di un ampio caminetto in una stanza ormai fatiscente, abbiamo rinvenuto, unico oggetto superstite, un piccolo trofeo di calcio col nome della città di provenienza. La famiglia era di origini toscane.
La famiglia doveva avere più figli, in cima alle scale che conducono al piano superiore avevano installato un piccolo cancellino in legno, probabilmente una protezione per evitare che il bambino più piccolo potesse cadere dalle scale, molto ripide, ma non è escluso che potesse servire per proteggere un animale domestico. Tra le foto della galleria più in basso si può notare un quadro con un pescatore. Era appeso nella stanza del figlio adolescente, sulla porta di quella stanza era inciso il nome del ragazzino, lo stesso nome rinvenuto tra le pagine della bibbia sul tavolo da pranzo.
Oggi la casa delle bambole sopravvive soltanto in parte. Durante una visita successiva abbiamo constatato che la parte più interessante del casolare ha subito svariati crolli e cedimenti. Molte bambole non ci sono più, la maggior parte di esse giace sotto un cumulo di macerie. La seconda volta che siamo andati a cercarla, è stato quasi come se non fosse mai esistita, vittima ormai del trascorrere del tempo e del passaggio di altri esploratori. La nostra casa delle bambole si è quasi dissolta nel nulla, come inghiottita dal tempo, insieme ai suoi abitanti. Per questo ci siamo chiesti se ce la fossimo immaginata. Se fosse stato un parto della nostra immaginazione. Ancora una volta il viaggio nell’urbex è capace di stimolare la nostra fantasia e la nostra creatività, innescando in noi l’ispirazione necessaria per realizzare nuovi scatti e un’incontenibile curiosità di conoscere la storia degli abitanti. Ma ci apre anche a nuove domande, sottoponendo alla nostra attenzione svariati spunti di riflessione. Tuttavia, due sono le domande ricorrenti che si ripetono in eco nella nostra mente: dove sono andati tutti? Perché ogni cosa è rimasta qui?
“Penso alle tue fughe in bicicletta. Le strade sterrate, la campagna. La polvere si alzava al passaggio delle ruote. La mamma che chiamava che era pronta la merenda. In quel tempo, non c’erano mostri fuori. Solo l’erba alta e i grilli che cantavano. I sogni di un bambino.”
Galleria di Alex
Tap per ingrandire e swipe per scorrere le immagini. Sul PC utilizza la rotellina del mouse o le frecce della tastiera. Le foto e le riprese sono state effettuate in giorni diversi durante un vasto lasso di tempo. Per questo motivo la disposizione degli oggetti può apparire alterata tra una foto e l’altra.
Galleria di Simone
Sotto la Polvere nasce dall’amore e la passione per i luoghi dismessi e abbandonati. Le esplorazioni sono realizzate nel rispetto più assoluto del luogo visitato, senza alcuna forma di effrazione o danneggiamento. Spesso li troviamo per caso o ci vengono suggeriti. Non indichiamo mai il nome reale del luogo e la sua ubicazione per salvaguardarlo da vandali e potenziali malintenzionati.
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